Claudio Cimpanelli

Un inverno freddo freddo



Un inverno freddo freddo


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Colonna sonora del film omonimo (1997).
Numero brani: 18.
Tempo Totale: 65′.
Edizione: Life International.

Interpreti:
  • Valerio Mastandrea
  • Frédérique Feder
  • Paola Tiziana Cruciani
  • Carlotta Natoli
  • Cecilia Dazzi
  • Marco Messeri
  • Francesca Reggiani
  • Armando De Razza
  • Francesca Rettondini
RECENSIONE di Massimo Privitera su COLONNE SONORE
Alcuni anni addietro un famoso direttore d’orchestra americano, già collaboratore del rinomato Leonard Bernstein, durante una pausa lavorativa, si trovò per caso ad ascoltare un suo orchestrale, il Maestro Claudio Cimpanelli, preludiare al pianoforte le note del tema principale scritto di suo pugno nel 1996 per il film diretto dal fratello Roberto Cimpanelli, Un inverno freddo freddo. Alla fine della performance, il suddetto noto direttore d’orchestra gridò tutto il suo entusiasmo dal fondo buio della sala del teatro in cui si trovavano entrambi per lavoro, estasiato dall’esecuzione e della bellezza di quel leitmotiv.
Ci tenevo a raccontarvi questo gradevole aneddoto per motivare questa recensione, senza che in realtà ve ne fosse davvero bisogno, dato che sapete benissimo, cari lettori, che se vi segnaliamo una colonna sonora, seppur risalente a poco più di vent’anni fa e non di recente uscita o di facile reperibilità, il motivo è riscontrabile nella sua notevole fattura e forte carica espressivo-compositiva. Quindi, trattasi di opera pregevole di un nostro Autore che poco si è cimentato nella musica per immagini (La bella vita, Baciami piccina) che abbiamo incontrato a suo tempo (leggi intervista), che ammiriamo, ed essendo sempre alla ricerca di OST vecchie e nuove commendevoli, ci tenevamo ad introdurvi questa disamina sulla score cimpanelliana con l’aneddoto di cui sopra per meglio comprendere il valore di questa partitura. Detto ciò, se riuscirete a scovare questa colonna sonora non lasciatevela scappare di mano ed ascoltatela in pieno relax per farvi trasportare dalle sue note “povere” come le chiama il suo stesso compositore “ma piene di tante soluzioni musicali e strumentali che soltanto la povertà di risorse può far partorire, aguzzando l’ingegno”. Un Inverno freddo freddo (Nastro d’Argento al regista e nomination al medesimo ai David di Donatello) racconta della francese Guya che apre un salone di bellezza nella periferia romana contraendo un debito con uno strozzino. Non essendo capace di pagare i trecento milioni che deve all’uomo, si trova costretta a dover chiudere il negozio. Le sue dipendenti, Daniela, Monica e Rosanna, tre donne dal grande cuore, le verranno in aiuto. Una commedia divertente e ben recitata che oltre ad un affiatato cast ed una regia acuta, vede proprio nella sua OST un’intensa ed evocativa nota (mai parola fu più azzeccata!) di enorme supporto che si insinua alla perfezione tra le brillanti battute e le sue giocose immagini. Cimpanelli, compositore, crea due leitmotiv portanti, più innumerevoli divagazioni tematiche, che vivono maggiormente sul CD che nel film, dato che in questi musica ve n’è davvero poca ma il giusto. I 18 brani dell’album sono un viaggio tra le performance ammirevoli e virtuose di musicisti, giusto per citare i più noti, quali il famoso chitarrista Fausto Mesolella (degli Avion Travel), il clarinettista Paolo Marchettini (attualmente docente presso la rinomata Manhattan School di New York), il flicornista Nello Salza. Il CD vede alla tromba, piano e flicorno lo stesso Cimpanelli, anche sul podio della Orchestra Philarmonia of Rome. Apre la soundtrack “A Cold Cold Winter (Winter Song)” (non usata nel film) per clarinetto solista, in cui ci viene presentato l’appassionato e malinconico tema portante di morriconiana memoria, supportato da piano (Simonetta Guerrieri), flauto (Marta Rossi), violino (Shalom Budeer) e flicorno: un motivo bellissimo di quelli che ti fanno alzare in piedi ed applaudire! Il successivo “Anger and Tears” su tappeto atmosferico synth (Ovidio Baldassari), con una chitarra solista carezzevole a farla da padrone, che enuncia il secondo tema dolcemente romantico, viene ripresentato nella consecutiva versione cameristica dal sapore stravinskjano non usata nella pellicola. L’orchestra ci conduce soavemente verso lidi sicuri su cui approdare eseguendo il tema principale in “A Cold Cold Winter (Un Inverno freddo freddo – for orchestra)” che nella sua chiusa pianistica ricorda soluzioni armoniche e timbriche del grande Stelvio Cipriani. Jazz di classe alla Umiliani in “Leather Jacket Blues” in cui sax (Gabriele Fabrizi), batteria (Duilio Sorrenti), basso (Stefano Pagni), piano (Baldassari), flicorno (Cimpanelli) contrappuntano alla grande. “Someone Somewhere”, è uno di quei brani che fanno stringere il cuore, meraviglioso pezzo soft jazz dedicato allo straordinario Chet Baker (e si sente!) per flicorno (Salza), piano (Cimpanelli) e contorno virtuosistico: se amate come il sottoscritto il tema d’amore di Jerry Goldsmith per Chinatown non potrete non innamorarvi di questo tema! Un ballabile d’ispirazione popolare italica ci fa festeggiare il Capodanno in “Dance for a New Year’s Eve”. Il piano iniziale primeggia leggiadramente in “A Cold Cold Winter (Main Titles)” per poi cedere il passo alla chitarra acustica solista. “A Cold Cold Winter (Recollection Colours and Serenade)” da spazio ad un violino carico di emozionalità, dapprima in solitaria, poi aiutato dal pianoforte, che suona il tema portante in maniera sublime, fino a che la tromba solista lo echeggia raggiungendo vette emotive che soltanto i leitmotiv di Joe Hisaishi per il Cinema di Miyazaki sanno fare: questa esecuzione conferma ancor di più la stupefacente bellezza di questo Tema. “A Cold Cold Winter (Amber Embers)” tormenta interiormente con le sue venature jazzistiche marcate (al piano Nicoletta Cimpanelli). “Midnight Waltz” è un ballo liscio tipicamente nostrano. Il lungo “Tic-Toc Blues” tocca corde blues suadenti e lascive. “A Cold Cold Winter (Tunes for Guya)” veste il tema principale di armonie tanghesche che ad un tratto divengono cantilenanti e burlesche con quel suo piano protagonista (sembra palesarsi ai nostri occhi l’Amélie di Jean-Pierre Jeunet). “A Cold Cold Winter (Monica’s Father)” per chitarra e piano ci accarezza dolcemente mentre “A Cold Cold Winter (Winter Song – For Trumpet)” (non usato nel film) assume tratti teneramente circensi e sbarazzini, con un tocco di soave grazia armonica (qui Hisaishi si congratulerebbe con Cimpanelli). “Anger and Tears (for clarinet)” su tappeto sintetico e clarinetto solo insiste nel farci ammirare quanto il secondo motivo sia l’altra faccia della medesima medaglia che contiene il tema conduttore: ambedue generano sentimenti di amore e solidarietà in una storia prettamente al femminile. Il penultimo pezzo del CD, “Nostalgia (Dedicated to Astor Piazzolla)” per piano e clarinetto solisti è un tango ardente di passione seppur cosparso di malinconia, accentuata dal sopraggiungere del violino in controcanto: bellissimo! La chiusura è giustamente affidata all’orchestra che esegue il tema portante (“End Titles”) in tutta la sua romantica delicatezza e amorevole melanconia, apoteosi sonora di una OST stupendamente avvolgente e candidamente incantevole. Da non perdere!


Recensioni:

… Il m’a fallu pour me ressaisir, une partition plus douce, plus sucrée, signée Claudio Cimpanelli: Un inverno freddo freddo. Que la musique est belle!
Recensione di Janus tratta da “UnderSCores –
Le magazine de la musique de film”

La musica di questo CD è, soprattutto, evocativa. Come ho detto nel 1994, recensendo la colonna sonora che ha scritto per un altro film (La Bella Vita), la musica di Claudio Cimpanelli rivela una predisposizione stilistica realmente innata e genuina. Anche in questo film le sue melodie si fondono perfettamente con il tessuto narrativo di questa storia sincera e genuina. Le sue melodie sgorgano dal cuore toccando direttamente l’anima dell’ascoltatore.
Recenione di Helmut Laberer tratta da “Il Mondo della Musica”-Roma

L’intensità del tema principale della colonna sonora di “Un Inverno Freddo Freddo” e l’immediatezza delle sue melodie blues, valzer e polka sono i convincenti “complici” di un tenero, ironico, particolare, autentico film.
Recensione di Kay McCarthy – cantante folk irlandese – su RCA e Fonit – etichette internazionali.

Intervista a Claudio Cimpanelli

Perché in questo CD c’è molta più musica che non nel film?Perché il film stesso non ne richiedeva molta, tanto basato com’è sui dialoghi e la comprensione di questi va senz’altro favorita nello spettatore. Poi anche perché alcuni brani presenti in questo CD sono stati concepiti in forma autonoma non relazionabili in alcun modo con la pellicola. Del resto ho sempre considerato la”colonna sonora” non come un semplice nastro magnetico in cui, a mo’ di recipiente, è possibile inserire di tutto, con gran disinvoltura. L’ho spesso ritenuta, invece, come una preziosa
opportunità artistica offerta dal regista. Il compositore è tenuto quindi a ben ripagare la fiducia datagli, lavorando al meglio nell’interesse primario del film. E qui la”complicità” tra le due parti – regista e musicista – gioca un ruolo molto importante…Tra lei ed il regista, suo fratello Roberto, c’è stata questa “complicità”?Si, e parecchio! Da parte sua c’è stata molta esigenza professionale, anche perché, essendo stato un buon sassofonista (da ragazzi suonavamo insieme in complessi Jazz) è musicalmente dotato e quindi nelle scelte è selettivo ed oculato. Quando nei registi c’è una sana musicalità di base tutto è più facile perché sanno quello che vogliono…

Quale dei brani da lei composti per questo CD le è più caro?
Beh, è difficile stabilirlo, perché sono tutti come “figli miei”!… Le posso dire che con la versione “chamber – music” di “Anger and Tears” – un brano di concezione stravinskjana – mi sono molto divertito. I temi fondamentali del film qui si incontrano, come avviene nel brano n° 9, “Colours”, dialogando tra loro nell’ambito di una situazione ritmica sempre incalzante e giocosa. Un brano felice! Invece, “Nostalgia” è stato il brano più velocemente composto… Due ore, tra la mezzanotte e le due! Il bello è che alle 10 di mattina si cominciava già a registrarlo! Molto intenso e delicato, ho voluto dedicarlo al grande Astor Piazzolla che del tango è riuscito a fare una nobile e complessa forma musicale, così come “Someone Somewhere” l’ho dedicato a Chet Baker: un musicista che nella sua arte improvvisativa non ha dato quasi mai spazio a quei luoghi comuni chiamati “pattern”, i quali spesso rendono il discorso musicale ripetitivo. Il brano a lui dedicato sarà presto il tema principale di un lavoro per orchestra sinfonica, così come “Anger and Tears” sarà il 2° movimento di un concerto per clarinetto.

Sono rimasto favorevolmente colpito dalla melodia dei titoli di coda. Come già per “La Bella Vita”, ho ascoltato una musica\”sognante”, emotivamente intensa e molto bene orchestrata. Può dirmi qualcosa in proposito?

Si, la musica\”da sogno”, in un certo senso “hollywoodiana” del finale de “La Bella Vita” si contrapponeva alla dura realtà dei protagonisti: un operaio cassaintegrato e la cassiera di un market, personaggi della periferia di una cittadina toscana che sognano la loro “Hollywood”, appunto, da molto lontano! Quei titoli di coda si prestavano allora (come anche il tema d’amore di Mirella e Jerry) anche ad una chiave di lettura “ironica”, mentre in\”Un Inverno Freddo Freddo” la musica del finale è improntata ad un moto interiore forse “catartico” che conduce alla speranza e alla serenità…

Lei in questo CD ha anche suonato il piano e la tromba. Cosa si prova ad eseguire le proprie musiche?
Forse si prova quello che accade con quelle degli altri, quando ci piacciono. Una volta composte, le musiche sono\”fuori” di noi, appartengono a chi le sa apprezzare.

Da dove nasce l’ispirazione e la versatilità stilistica di questa colonna sonora?
Oltre che dalle immagini e dalla storia del film, nascono entrambi da un’esperienza musicale senza pregiudizi.

Intervista a cura di Claudio Fuiano


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